Absence di Chiara Panzuti (Recensione)

by - venerdì, giugno 23, 2017

Salve Entucci !!!!

In tanti siete già sulle spiagge a godere di questo caldo sole estivo, e quale miglio compagnia di un ottimo libro? Oggi vi parlo di..


Titolo: Absence
Autore: Chiara Panzuti
Pagine 336 - isbn: 9788893251440
Prezzo: €15,00
Data di uscita 01/06/2017
Il mio Voto ★★★★★

Viviamo anche attraverso i ricordi degli altri.

Lo sa bene Faith, che a sedici anni deve affrontare l’ennesimo trasloco insieme alla madre, in dolce attesa della sorellina. Ecco un ricordo che la ragazza custodirà per sempre. Ma cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, quel ricordo non esistesse più? E cosa accadrebbe se fosse Faith a sparire dai ricordi della madre?

La sua vita si trasforma in un incubo quando, all’improvviso, si rende conto di essere diventata invisibile. Nessuno riesce più a vederla, né si ricorda di lei. Non c’è spiegazione a quello che le è accaduto, solo totale smarrimento.

Eppure Faith non è invisibile a tutti. Un uomo vestito di nero detta le regole di un gioco insidioso e apparentemente folle, dove l’unico indizio che conta è nascosto all’interno di un biglietto: 0°13′07″S 78°30′35″W, le coordinate per tornare a vedere.

Insieme a Jared, Scott e Christabel – come lei scomparsi dal mondo – la ragazza verrà coinvolta in un viaggio alla ricerca della propria identità, dove altri partecipanti faranno le loro mosse per sbarrarle la strada. Una corsa contro il tempo che da Londra passerà per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile, e ancora oltre, verso i confini del mondo.

Primo volume della trilogia di Absence, Il gioco dei quattro porta alla luce la battaglia interiore più difficile dei nostri giorni: definire chi siamo in una società troppo distratta per accorgersi degli individui che la compongono.

Cosa resterebbe della nostra esistenza, se il mondo non fosse più in grado di vederci?

Quanto saremmo disposti a lottare, per affermare la nostra identità?

Un libro intenso e profondo; una sfida moderna per ridefinire noi stessi.
Una storia per essere visti. E per tornare a vedere.


Absence… quando leggerete la mia recensione per certo penserete che sarà l’ennesima, perché questo libro ha avuto un grande seguito ed in tanti hanno voluto esplicitare il proprio pensiero circa questo romanzo che, visto il finale mi fa presagire (spero a breve) un sequel, ma andiamo a vedere cosa ci racconta lo scritto della Panzuti, non partendo però dal lato sociologico dello stesso, tema ampiamente discusso… iniziamo invece dal delineare la storia di fondo, quella che capterebbe chiunque non si soffermi a vedere al di là delle parole dell’autrice.

Ci troviamo a Londra, a Covent Garden… un’istantanea di Faith, fatta unendo pollice ed indice di entrambe le mani, ci permettono di immortalare nella testa il panorama della sua nuova camera… di sentire quasi l’umido sulla pelle, di scorgere quei palazzi che si ergono verso il cielo, la ragazza ci descrive poi la sua mamma, un metro e ottanta di donna dai lunghi capelli rossi, con il pancione di chi aspetta l’arrivo di una piccola principessa di lì a poco, assieme attendono l’arrivo di un camion che permetterà loro di dare un senso di familiarità a quella nuova casa ancora asettica, basta un attimo però per perdere tutto, in un attimo Faith non esiste più, nessuno si ricorda di lei, tutto ciò che tocca diventa invisibile… l’unica idea che le balena in mente è avvicinarsi ad una cabina telefonica e contattare il padre, quella sfuggente figura che non vedeva ormai da quando la mamma era rimasta incinta, niente, neppure lui riesce a sentirla, inizia così a vagare per la città cercando di riordinare quei pensieri che le vorticavano nella testa, scattando qua e là ipotetiche foto, cercando di imprimere nell’album della sua mente più dettagli possibili, ma qualcosa a quel quadro mentale stonava, un uomo vestito di nero con una scatola di metallo in mano la guardava e pareva vederla sul serio.

Si avvicinò con la paura che trasudava da tutti i pori, ma quello che ottenne fu solo una scatola contenente un paio di guanti, e una confezione di plastica, comprese subito dopo averli indossati l’utilità dei guanti, sortivano un effetto isolante, poteva toccare gli oggetti senza che questi svanissero alla vista, decise pertanto di leggere il contenuto del biglietto, ma quello che vi trovò la lasciò senza parole e con nuove domande:

0°13’07’’S 78°30’35’’W
Solo delle misteriose coordinate…

Ben presto però capisce che non è l’unica al quale il destino ha giocato questo scherzo beffardo, altri due ragazzi ed una ragazza si trovano nella sua stessa situazione, due dei quali però sembrano sentirsi a proprio agio, così tanto da aggredire il terzo “invisibile”, Jared che vede in Faith un’alleata e con la quale creano subito un bel duetto che parte alla volta di Quito…

“Mi stava disegnando.
Lui era la matita, e io l’immagine.
<Esisti>, ribadì dolcemente. <Lo senti? Questa sei tu>. “

Ma, seppure il viaggio riuscì ad essere abbastanza tranquillo, l’arrivo non fu dei migliori, nuovi partecipanti a quel gioco che non aveva nulla di divertente, nuovi avversari senza pietà contro due giovani ragazzi spaesati da quanto stava accadendo, ai quali si aggiunse una terza vittima: Christabel, una ragazza tutto pepe, la cui caratteristica principale sembrava essere la diffidenza e, visti gli ultimi avvenimenti come le si poteva dare torto.

Nuovi nascondigli, nuovi nemici, ma anche un nuovo elemento che andrà a formare un bellissimo quartetto, Scott, che dopo aver meditato bene su quale gruppo entrare a far parte decide di unirsi a coloro che a parer suo giocavano pulito, già perché quello che stavano vivendo altro non è che uno sporco gioco di colui che si fa chiamare Illusionista e tiene i fili di 16 poveri burattini caduti nella sua trappola.

Ma come andrà a finire la storia? Riusciranno a risolvere gli enigmi e raggiungere i premi?

Absense – il gioco dei  quattro, un libro la cui scrittura fluida permette di  raggiungere ogni tipo di lettore, dal più avido all’avventuriero, dal romantico all’enigmatico… beh, al termine di questo racconto mi sento di dire a chiunque si sentisse invisibile di soffermarsi un attimo, guardarsi attorno e riprendere in mano la propria vita, disegnando i contorni di chi sta attraversando il suo stesso periodo, di essere la matita di chi è in difficoltà, di essere il vaso più grande che permette alle radici di trovare nuova forma e sopravvivere… ognuno di noi occupa il proprio posto nel gioco chiamato vita, sta a noi vivere appieno le gioie e i dolori che questa mette lungo il nostro cammino, perciò amate, vivete, soffrite, piangete, sorridete, urlate, ridete a crepapelle, ma vivete….

Dal libro

“Quando ti piace un fiore, lo cogli. Quando ami un fiore, lo annaffi ogni giorno”

“Sai cosa si fa quando una pianta sta per morire? La si mette in un vaso più grande. Perché vedi, magari era giunta davvero la sua fine, ma può darsi invece che avesse solo bisogno di spazio. Così la prendi e la travasi, e le sue radici non muoiono. Le sue radici trovano una nuova forma. E sopravvivono.”

“Jared aveva ragione, alla gente non importava del mondo attorno. C’era una ricerca maniacale della routine quotidiana, il bisogno spasmodico di accendere il cellulare, controllare i messaggi, fumare la sigaretta tanto attesa.”

“è una questione di dipendenze. Era dipendenza da distrazione. Lo schermo luminoso del telefonino regalava qualcosa in più, una sorta di tranquillante somministrato in tripla dose. La sensazione di esserci ancora: linea, connessione, messaggio, registrazione.”

“Alcune persone non riescono a staccarsi, chiudono gli occhi anche quando fanno qualcosa, perché a occhi chiusi è più facile mentire”.
 

Leggi Anche

0 commenti

I commenti sono sempre graditi. E' bene ricordare però che i commenti offensivi o irrispettosi verranno immediatamente cancellati.
Grazie